«E sempre così! Quelli della polizia lo sanno benissimo, del resto: le descrizioni della stessa persona da parte di due persone diverse non coincidono mai. Ogni particolare è contraddetto.»
«Sono certissimo per quel che riguarda l'occhio strabico» disse Padre Lavigny. «La signorina Leatheran, invece, può aver ragione sugli altri particolari. Naturalmente quando ho detto biondo, intendevo dire: biondo per essere un iracheno. Capisco benissimo come la signorina possa considerarlo anche bruno.»
«Sì, molto bruno» dissi ostinatamente. «Con la pelle di un colore olivastro sporco.»
Vidi il dottor Reilly mordersi le labbra sorridendo.
Poirot alzò le mani.
«Passons!» disse. «Questo estraneo nei dintorni può essere importante e può non esserlo. Ad ogni modo dev'essere rintracciato. Proseguiamo l'interrogatorio.»
Esitò per un momento, studiando tutte quelle facce rivolte a lui intorno al tavolo; poi con un rapido moto del capo indicò il signor Reiter. «A voi, amico mio. Dateci il resoconto del vostro pomeriggio di ieri.»
La faccia rosea e grassoccia del signor Reiter si fece scarlatta.
«Io?» disse.
«Sì, voi. Tanto per cominciare, il vostro nome e la vostra età.»
«Carl Reiter, ventott'anni.»
«Americano, vero?»
«Sì. Di Chicago.»
«È la vostra prima stagione qui?»
«Sì, mi occupo del reparto fotografico.»
«Ah, bene! E ieri pomeriggio come avete impiegato il vostro tempo?»
«Ecco, sono rimasto quasi sempre in camera oscura.»
«Quasi sempre?»
«Sì. Prima ho sviluppato alcune lastre. Poi ho disposto alcuni oggetti per fotografarli.»
«All'aperto?»
«Oh, no! Nello studio fotografico.»
«La camera oscura dà nello studio fotografico?» «Sì.» «Dunque voi non siete mai uscito dallo studio?»
«No.»
«Vi è parso di notare qualcosa in cortile?»
Il giovane scosse il capo negativamente.
«Non potevo notare nulla. Ero molto occupato. Sono uscito in cortile, udendo ritornare la macchina, per vedere se ci fosse posta per me. È stato allora che... ho saputo.» «A che ora avevate cominciato il vostro lavoro fotografico?»
«All'una meno dieci.»