«No, non occorre, grazie. Sono stata una sciocca.»
«Che cosa vi ha sconvolta così?»
Non rispose subito. Poi mormorò:
«E tutto troppo spaventoso.»
«Be', non ricominciate a pensarci. Quel che è successo è successo, e non c'è rimedio.»
Lei si raddrizzò e cominciò a ravviarsi i capelli.
«Sto facendo proprio la figura della sciocca» disse. «Stavo riordinando un po' qui. E meglio far qualcosa. E poi... di colpo...»
«Sì, sì, capisco» dissi in fretta. «Ma adesso quel che vi occorre è una buona tazza di tè e una bottiglia di acqua calda nel letto.»
E dovette subirsi entrambe le cose, perché io non volli intendere ragione.
«Grazie, signorina Leatheran» mi disse quando fu a letto con la sua bottiglia, a sorbirsi il tè «voi siete una donna tanto buona e cortese. Di solito io non faccio di queste stupide figure.»
«Oh, è una cosa naturalissima con quel che è successo... e la polizia che fruga dappertutto. Anch'io mi sento piuttosto giù.»
Con una voce strana, la signorina Johnson disse lentamente:
«E giusto, ciò che avete detto poco fa. Quel che è successo è successo, e non c'è rimedio.»
Tacque per un minuto o due, poi soggiunse:
«Lei non era mai stata una donna buona.»
Non volli discutere. Era naturalissimo che la signorina Johnson e la signora Leidner non andassero d'accordo. Mi chiesi se la signorina Johnson non avesse provato quasi un senso di gioia per la morte della signora Leidner, e ne sentisse ora rimorso.
«Ora dormite e non pensate più a nulla» le dissi.
Raccolsi le poche cose che erano in giro per dare un aspetto più ordinato alla camera: una sottana, calze, una camicetta. Per terra c'era un pezzo di carta appallottolata. Doveva essere caduta da una tasca. La raccolsi e stavo lisciandola per vedere se era il caso che la buttassi via quando lei gridò in modo da farmi sobbalzare:
«Datemela!»
Obbedii, piuttosto stupita da quel tono perentorio. Lei mi strappò il foglio di mano e poi lo avvicinò alla fiamma della candela e ve lo tenne fino a quando fu tutto bruciato.
Come ho detto ero rimasta stupita e fissavo la signorina Johnson. Non avevo avuto il tempo di vedere di che si trattasse, ma, cosa strana, il foglio, bruciando, si arricciò in modo che potei distinguere alcune parole scritte a inchiostro.
Fu soltanto quando mi trovai a letto che compresi perché la calligrafia di quelle parole mi era familiare.
Quella era la stessa calligrafia che avevo visto sulle lettere anonime.
Allora era per questo che la signorina Johnson si era abbandonata ai rimorsi?
Era stata lei a scrivere quelle lettere?