«E la verità, direi» fece Carey.
«Infatti, le ho creduto. Poi ho avuto una conversazione con la signora Mercado: lei mi ha confidato con molta effusione, quanta simpatia nutrisse per la signora, e come l'ammirasse.»
Carey non rispose, e dopo qualche istante Poirot proseguì:
«A questo... non ho creduto! Poi sono venuto qui da voi, e quello che voi mi avete detto... non lo credo.»
Carey si irrigidì. Potei udire la sua voce vibrare di collera trattenuta.
«Io non so proprio cosa farci, signor Poirot! Lo crediate o no, questa è tutta la verità che posso dirvi.»
Poirot non si arrabbiò; anzi la sua voce suonò particolarmente dolce e depressa.
«Non dipende da me credere o non credere. Io, vedete, ho un orecchio molto sensibile. E poi ci sono tante storie che circolano, voci nell'aria. Uno ascolta e, forse, apprende qualcosa di vero. Sì, un mucchio di storie.»
Carey balzò in piedi. Potevo vedere una piccola vena pulsargli sulla tempia. Oh, era semplicemente splendido. Così alto, slanciato, abbronzato... con quella mascella forte, quadrata. Non c'era da stupirsi se le donne ne andavano matte!
«Quali storie?» chiese selvaggiamente.
Poirot lo guardò di traverso.
«Forse potete Indovinare. Le solite storie... riguardo a voi e alla signora Leidner.»
«Che perfida mentalità ha la gente!»
«N'est-ce pas? Proprio come i cani. Per quanto si seppellisca profondamente una porcheria essi riescono sempre a riportarla alla luce!»
«E voi prestate fede a quelle storie?»
«Io vorrei conoscere la verità» disse Poirot gravemente.
«Dubito assai che la riconoscereste, se vi capitasse di sentirla.»
«Provate e vedremo» disse Poirot fissandolo.
«Eccola, allora, la verità! Io odiavo Louise Leidner. Eccola, la verità! Io la odiavo come l'inferno!»