Quand'ebbi finito di disporre ogni cosa, la camera apparve vuota e squallida. Non avevo altro da fare lì, eppure qualcosa mi ci tratteneva. Mi pareva di dover fare ancora qualcosa... di dover vedere o sapere qualcosa.
Io sono tutt'altro che superstiziosa, ma mi si affacciò alla mente l'idea che forse lo spirito della signora Leidner era ancora lì, in quella camera e cercava di mettersi in comunicazione con me. Forse, senza che lo sapessi, c'era della medium in me. Strano come talvolta ci passino per la testa certe stupide idee!
Gironzolai ancora un po', toccando qua e là; naturalmente non trovai nulla di nascosto, di segreto.
Alla fine (lo so che mi si giudicherà un po' tocca, ma come ho detto a volte si è stranamente eccitati) feci una cosa strana.
Mi sdraiai sul letto e chiusi gli occhi. Cercai di dimenticare chi fossi, cercai di riportarmi a quel fatale pomeriggio. Io ero la signora Leidner, e riposavo tranquilla e senza alcun sospetto.
E straordinario in quali stati ci si possa ridurre!
Io sono una persona molto pratica e piena di buon senso, ma vi dico che dopo cinque minuti cominciai a sentirmi perfettamente investita della mia parte.
Dicevo a me stessa:
«Ecco... io sono la signora Leidner... sono la signora Leidner... Sono qui mezzo addormentata... e fra poco, fra pochissimo, la porta comincerà ad aprirsi.»
Continuavo a ripetermi queste cose, come se avessi voluto ipnotizzarmi.
«Ecco... è quasi l'ora... l'una e mezzo... la porta sta per aprirsi... la porta sta per aprirsi... vedrò chi entra...»
Tenevo gli occhi fissi all'uscio... Tra poco si sarebbe aperto... Lo avrei veduto aprirsi, avrei veduto la persona che lo apriva.
Dovevo esser molto strana, quel pomeriggio, per immaginare di poter risolvere il mistero in quel modo. Eppure lo credevo. Una specie di brivido mi percorreva tutta la persona.
«Adesso entrerai in trance» mi dicevo «e in trance vedrai...»
E ricominciai a ripetere monotonamente:
«La porta sta per aprirsi, la porta sta per aprirsi...»
E allora vidi che la porta cominciava ad aprirsi lentamente.
Fu una cosa terribile... il più terribile momento della mia vita.
Rabbrividivo, paralizzata e assolutamente incapace di muovermi
Atterrita! Cieca, muta, immobile per il terrore! Quella porta che lentamente si apriva... Così silenziosa!
Fra un minuto avrei visto.
Piano, piano la porta si apriva.
E Bill Coleman entrò, senza rumore.
Fu certo il colpo più violento che lui avesse mai provato in vita sua.
Con un urlo di terrore balzai dal letto precipitandomi attraverso la camera. Lui stava immobile, con la faccia ancor più rosea del solito e la bocca spalancata per lo stupore.
«Sa... Iute, salute!» disse. «Che cosa diavolo vi succede, signorina?» Ritornai violentemente alla realtà.