«La finestra» disse. «Signorina... la finestra...»
Non poté dir altro. Sopravvenne il collasso completo.
Non dimenticherò mai quella notte, l'arrivo del dottor Reilly, l'arrivo del capitano Maitland e, finalmente, con l'alba, l'arrivo di Hercule Poirot.
Questi mi prese gentilmente per un braccio e mi condusse in sala da pranzo dove mi fece sedere, costringendomi a inghiottire una tazza di tè molto forte.
«Così va meglio, mon enfant» disse. «Voi siete esausta.»
Scoppiai in lagrime.
«E terribile! E stato come un Incubo. Quella sofferenza... quegli occhi... Oh, signor Poirot, quegli occhi!»
Lui mi batté sopra una spalla, con un gesto d'una delicatezza quasi femminile.
«Non pensateci più. Voi avete fatto tutto quanto avete potuto.»
«Si trattava di un acido corrosivo!»
«Sì, una forte soluzione dl acido cloridrico.»
«Quello che usano per i vasi?»
«Sì. La signorina Johnson deve averlo ingerito prima d'esser stata ben sveglia. A meno che non lo abbia bevuto di proposito.» «Oh, signor Poirot, che orribile idea!»
«Anche questa è una possibilità. Voi che ne pensate?»
Riflettei un momento, poi scossi il capo con decisione.
«No. Non credo. Non posso credere una cosa simile.» E dopo una breve esitazione soggiunsi: «Credo che ieri pomeriggio la signorina Johnson abbia scoperto qualcosa».
«Che cosa dite? Aveva scoperto qualcosa?»
Gli ripetei lo strano colloquio che avevamo avuto. Poirot emise un sibilo.
«La pauvre femme! Ha detto che voleva pensarci su, vero? E così ha firmato la propria condanna a morte. Se avesse parlato allora... subito... Quali sono state esattamente le sue parole?»
Gliele ripetei.
«Lei aveva visto come qualcuno avrebbe potuto introdursi dall'esterno senza che gli altri ne avessero la minima idea? Andiamo sul terrazzo, ma SœUr. Voi mi mostrerete il posto esatto in cui si trovava.»
Così facemmo.
«Qui? Così?» chiese Poirot. «Dunque, che cosa vedo? Vedo il cortile, l'arco dell'ingresso, le porte dello studio grafico, dello studio fotografico e del laboratorio. C'era qualcuno nel cortile?»
«Padre Lavigny stava avviandosi verso l'uscita e il signor Reiter era in piedi sulla porta dello studio fotografico.»
«Non riesco proprio a capire come qualcuno potrebbe essersi introdotto dall'esterno senza che nessuno se ne fosse accorto... Eppure lei ha visto.»
Alla fine rinunciò, scuotendo la testa.
«Sacré nom d 'un chien! Ma che cosa ha visto, dunque?» Il sole stava sorgendo. Tutto il cielo a oriente era roseo, arancione, color di perla.
«Che alba meravigliosa!» disse dolcemente Poirot.
Il fiume scorreva alla nostra sinistra, il cocuzzolo di Tell si stagliava contro il cielo. A sud gli alberi fioriti e i campi. La ruota del mulino ad acqua girava lontana, mandando un rumore quasi soprannaturale. A nord gli esili minareti, il magico biancore di Hassanié. Tutto era d'una incredibile bellezza.
A un tratto udii, al mio fianco, un profondo sospiro.
«Che imbecille sono stato!» mormorò Hercule Poirot. «Era così semplice, la verità... così chiara!»